Dispaccio Reading Wildlife #12 - Come i techbros si sono appropriati della fantascienza
E perché dovremmo sempre ricordarci che 2+2 fa 4
Questo dispaccio sarebbe potuto essere un meme, e il meme è questo
ma già che c’eravamo, abbiamo deciso di ampliare un po’ l’argomento.
Ne stavamo parlando poco meno di due mesi fa, della fantascienza come strumento di resistenza e ribellione, del fatto che tutto sommato la sci-fi ci è sempre sembrata un po' di sinistra, con le sue speculazioni, con i suoi tentativi di metterci in guardia dai disastri tecnologici, ambientali e umani che potremmo trovarci davanti un giorno o l'altro. Quello che forse non avevamo considerato è che queste cautionary tale, questi viaggi nei brutti luoghi delle società future potessero essere usate anche come libretti di istruzioni. Già alla fine del 2023 il britannico Charles Stross, autore tra gli altri dei romanzi del Ciclo della Lavanderia, lamentava la tendenza dei Techno Bros di usare le più grandi distopie del secolo scorso come manuale per costruire un futuro peggiore:
I miliardari che sono cresciuti leggendo i classici della fantascienza pubblicati trenta o cinquant'anni fa stanno influenzando la nostra vita di oggi in così tanti modi che è quasi impossibile elencarli: Elon Musk vuole colonizzare Marte. Jeff Bezos preferisce i progetti degli anni '70 per creare giganteschi habitat in orbita. Peter Thiel sta finanziando ricerche su intelligenza artificiale, estensione della vita e seasteading [abitazioni permanenti in mare NdT]. Mark Zuckerberg ha bruciato dieci miliardi di dollari provando a creare il Metaverso del romanzo di Neal Stephenson Snow Crash.1
L'ideologia dietro questo desiderio di un mondo migliore (per pochi, semi-immortali, ricchi tecnocrati) è riassunta nell'acronico TESCREAL, coniato dall'informatica Timnit Gebru e dal filosofo Émile Torres2, che indica una fiducia quasi spirituale nei confronti di Transumanesimo, Estropianesimo, Singolaritanismo, Cosmismo, Razionalismo, Altruismo efficace e Lungoterminismo che ha trovato terreno fertile nella Silicon Valley del miracolo tecnologico. Come a dire: sì, in questa vita soffrirai, e probabilmente morirai di una morte atroce perché noi élite stiamo bruciando le risorse del pianeta ma, hey, se sei fortunatə la tua mente potrebbe essere uploudata e spedita su Marte dove sarà inserita in un corpo meccanico che lavorerà 24 ore e 39 minuti su 24 ore e 39 minuti per portare a termine una terraformazione di cui forse a quel punto potranno godere anche le persone non miliardarie sempre che ne siano sopravvissute. Una sorta di resurrezione della carne dopo il giudizio universale in chiave tecnocapitalista, perché alla fine tutte le religioni si somigliano, no?
Ma che c'entra la fantascienza con il paradiso perduto del transumanesimo? Potremmo dire che è tutta colpa di Hugo Gernsback, colui che coniò il termine science fiction e pose le basi, un secolo fa, di questo genere. La fantascienza delle origini, quella delle riviste (prima su tutte Amazing Stories) promuovevano una visione del mondo "molto statunitense", basata sul sogno americano del successo capitalista e su un ottimismo tecnologico che, cent'anni dopo, possiamo considerare in larga parte malriposto. Potremmo dire che sia colpa di Robert A. Heinlein che ha scritto Fanteria dello spazio, di Paul Verhoeven che nel suo tentativo di farne una parodia ha scatenato un Effetto Fight Club che dura ancora oggi. Potremmo farci una risata pensando che c'è un gruppo di persone sulla Terra così privilegiate e avulse dalla realtà che tifa per la Tyrell Corporation (e per la sua erede, la Wallace Corp) tanto da pensare che il miliardario interpretato da Jared Leto sia l'eroe di Blade Runner 2049. Ma come scrive Michael Rosch:
Si potrebbe ridere della loro scarsa alfabetizzazione mediatica se questi techbros non avessero così tanto potere e influenza sul nostro mondo. [...] Il problema sorge quando si limitano ad abbracciare l'estetica di questi mondi fantastici senza riuscire a comprendere i messaggi o i temi sociali che gli autori cercano di trasmettere.3
Molti degli autori (tutti uomini, chiaramente) di riferimento dei tecnocrati di oggi, hanno scritto e descritto mondi e società in cui queste stesse persone sarebbero eliminate (più o meno fisicamente) dalla Terra. Tre delle basi di atterraggio dei razzi di SpaceX prendono il nome da altrettante navi spaziali presenti nel Ciclo della Cultura di Iain M. Banks, scrittore scozzese che è stato spesso nominato da Musk come sua ispirazione per progetti come neuralink. Banks, scrittore apertamente socialista, ha avuto la fortuna di morire cinque anni prima che Musk affermasse
Se proprio volete saperlo, mi definisco un anarchico utopico, del tipo meglio descritto da Iain Banks.4
Non altrettanto fortunato è stato però Kim Stanley Robinson, autore californiano tra i più dediti alla speculazione su breve distanza, che nel suo ultimo romanzo Il ministero per il Futuro propone sommessamente di far saltare in aria i jet privati e i loro proprietari per migliorare nettamente il futuro climatico del nostro pianeta. Robinson, autore della Trilogia di Marte, è il faro dei broligarchi per quanto riguarda la terraformazione del pianeta rosso, e poco importa che quei romanzi siano considerati
il tentativo più riuscito di raggiungere un vasto pubblico con una visione utopica anticapitalista dai tempi de I reietti dell'altro pianeta di Ursula Le Guin.5
La colpa delle pessime idee dei tecnocrati, e il motivo per cui la fantascienza sta venendo sempre più rapidamente associata dal pubblico generalista all'alt-right (“stiamo vivendo in una distopia, questa cosa è pura fantascienza”), è data da una miscela esplosiva di ignoranza, analfabetismo funzionale (che potrà solo peggiorare, considerato il depotenziamento mondiale della pubblica istruzione) e, certo, capitalismo. Come spiega con estrema lucidità l'autore britannico China Miéville:
Il fatto che alcune di queste persone siano così serie sul loro essere più interessate a colonizzare marte che a sistemare le cose qua – questa è una cosa molto ovvia, ma che tipo di sconvolgimento sociale e personale è avvenuto per far sì che questo avvia effettivamente senso? E lo dico da persona che ama i romanzi sulle colonie marziane. Adoro quella roba. Ma l'idea che invece di dire "questo è un romanzo molto interessante, offre le seguenti riflessioni, forse mi ispira a fare un certo tipo di lavoro" possiate dire "sì, questo è quello che dovremmo fare" mentre intorno a voi il mondo sta sprofondando nella m*a? Sarebbe terrificante se non fosse così ridicolo.
Non incolpiamo la fantascienza per questo. Non è la fantascienza che causa questo tipo di sociopatia. Scusate se sono tranchant, ma è il capitalismo.6
La fantascienza in generale, la speculative fiction in particolare, è sempre stata uno strumento di digestione della contemporaneità, un modo di proiettare nel domani le preoccupazioni e i desideri di oggi. Ma a differenza della tecnologia, la fantascienza non è neutra e ha anzi una carica politica impossibile da ignorare. A meno che, certo, non si usi la fantascienza per arredare uno spazio già esistente, un progetto che già prevede un'architettura di elitismo, prevaricazione, e tante sedie per sedersi quante sono i miliardari nel mondo.
A meno che, insomma, quelle storie, quelle idee, non vengano mutilate, rimpicciolite, spremute fino a farle entrare in uno spazio che non è il loro. In uno spazio di puro profitto pensato per persone che cercano di convincerci che il futuro sarà bello, bellissimo, dobbiamo solo avere pazienza a tenere duro nel presente ma il futuro sarà spaziale. Dobbiamo solo credere nelle loro idee fantascientifiche come se fossero dogmi, come se loro fossero profeti, mettere da parte le parole di William Gibson sul futuro non equamente distribuito e sperare nelle briciole. Quello che però sfugge a questo 1%, nelle loro letture parziali e selettive della letteratura fantascientifica, è che non sono gli unici ad aver letto Neuromante, e 1984, e La parabola del seminatore, e per ognuno di loro impegnato a rubarci il presente, ci sarà sempre unə di noi prontə a reclamare un futuro migliore per tuttə, prontə a gridare, ancora una volta che l'unico risultato di 2+2 è e sarà sempre 4.